ADHD o Deficit dell’Attenzione: Cause, Sintomi e Cure
Il disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD), il cui acronimo italiano è DDAI, è un disturbo molto complesso che si ripercuote notevolmente sulla vita dei bambini che ne sono affetti con implicazioni per la famiglia e per il bambino stesso in ambito sociale, relazionale e scolastico.

Indice dei contenuti
- Cos’è l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività)?
- Le cause del Disturbo dell’attenzione: gli studi in corso
- ADHD: i Sintomi del deficit dell’attenzione in adulti e bambini
- Come viene fatta la diagnosi di ADHD?
- Terapie per contrastare il disturbo dell’attenzione
- Scopri i migliori integratori per la stanchezza fisica e mentale
- Domande frequenti
Dando un’occhiata ai numeri, in Italia la prevalenza di ADHD si aggira intorno al 3-4% che corrisponde a un numero di bambini tra 270.000-360.000. Purtroppo non è una patologia semplice da diagnosticare poiché alcuni dei sintomi sono simili ad altre patologie o associabili a situazioni sociali e/o ambientali di disagio. Spesso le difficoltà di concentrazione o comportamentali sono percepite precocemente dai genitori o dagli stessi insegnanti ma nonostante questo vengono diagnosticate tardivamente.
Conoscere questo disturbo è quindi importante per richiedere tempestivamente una diagnosi medica e iniziare una terapia che supporti adeguatamente i bambini e le loro famiglie.
Prima di proseguire nella lettura dell’articolo, è importante sottolineare che l’ADHD è una condizione complessa e ricca di sfaccettature. Questo articolo offre una panoramica rapida e semplificata per facilitarne la comprensione. Per un approfondimento più completo, ti invitiamo a consultare fonti e studi specialistici.
Cos’è l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività)?
ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder) è un acronimo che indica la Sindrome da deficit di attenzione e iperattività, un disturbo dello sviluppo neuropsichico del bambino. Le manifestazioni principali sono difficoltà di attenzione e di controllo degli impulsi, difficoltà a concentrarsi e a rispondere alle richieste dell’ambiente. In alcuni casi, può compromettere il normale sviluppo del bambino e la sua integrazione sociale.
Sebbene L’ADHA sia una patologia infantile non riguarda solo i bambini. La stima è che una percentuale tra il 30 e il 70% dei bambini con ADHD continuerà a manifestare i sintomi della malattia anche in età adulta con ripercussioni a livello sociale e professionale. Per l’adulto la diagnosi è ancora più difficile che nel bambino e per tale ragione il numero delle persone adulte affette da ADHD è sottostimato.
Le cause del Disturbo dell’attenzione: gli studi in corso
Le cause dell’ADHD non sono ancora del tutto conosciute, tuttavia si ipotizza che l’origine della malattia sia multifattoriale. In particolare, i fattori più probabilmente associati all’insorgenza di questo disturbo sono:
- componente genetica (ereditarietà)
- condizioni sociali
- caratteristiche fisiche (morfologia cerebrale)
- fattori traumatici
- eventi prenatali o perinatali (complicanze durante il parto, malattie infettive, parto prematuro ecc.)
Anche l’esposizione a fumo e alcol durante la gravidanza non è da escludere quale fattore predisponente alla malattia.
ADHD: i Sintomi del deficit dell’attenzione in adulti e bambini
I sintomi principali della malattia a livello pediatrico sono:
- disattenzione
- iperattività
- impulsività
Per quanto riguarda l’età adulti, i principali sintomi sono:
- difficoltà a concentrarsi
- iperattività
- disorganizzazione
- impulsività
- distrazione
Le principali tipologie di ADHD
La ADHD si suddivide in tre sottotipi caratterizzati da sintomi che predominano rispetto ad altri.
In particolare, si distingue in:
- Tipo con disattenzione predominante (DDAI- sottotipo disattento)
- Tipo con iperattività-impulsività predominanti (DDAI – sottotipo iperattivo-impulsivo)
- Tipo combinato (DDAI – sottotipo combinato)
Generalmente un bambino con ADHD, che manifesta sintomi di disattenzione:
- si distrae facilmente, passa rapidamente da un’attività all’altra
- si annoia dopo pochi minuti
- perde spesso le cose (matite, giochi ecc.)
- si perde spesso nei suoi pensieri
- ha difficoltà a seguire le regole
Il bambino con ADHD, iperattivo:
- muove spesso le mani o i piedi
- si agita sulla seggiola
- si arrampica, corre anche quando le situazioni non sono appropriate
- ha difficoltà a svolgere attività tranquille
- parla molto
Un bambino impulsivo invece:
- risponde “a caso” prima ancora di ascoltare la domanda
- interrompe spesso le conversazioni
- non sa aspettare il proprio turno
- si comporta in modo invadente
In quale età si manifestano i primi sintomi di ADHD?
L’ADHD è una malattia che riguarda prevalentemente i bambini. I sintomi di ADHD si rendono evidenti nei primi anni di asilo o di scuola quando i bambini manifestano difficoltà a concentrarsi, ad attenersi alle regole e ad adattarsi. In alcuni casi, i sintomi possono accentuarsi nell’età adolescenziale, tra i 13-14 anni, specialmente nelle ragazze durante i primi cambiamenti ormonali dovuti all’età.
Come viene fatta la diagnosi di ADHD?
Diagnosticare l’ADHD non è cosa semplice poiché i sintomi possono essere simili ad altre patologie con cause diverse. La diagnosi viene effettuate da figure mediche altamente specializzate, i neuropsichiatri infantili. Lo strumento diagnostico per questa patologia si basa su DSM, il “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disordes” unitamente ad altri test volti ad esplorare i sintomi dell’ADHD.
Gli aspetti principali che sono presi in considerazione per la diagnosi sono:
- l’ambiente con cui interagisce il bambino
- la scuola
- fattori sociali
Secondo il DSM, per poter diagnosticare l’ADHD un bambino deve presentare almeno 6 sintomi per almeno 6 mesi e in almeno due contesti e prima dei 7 anni di età. Inoltre, tali manifestazioni devono essere tali da compromettere il rendimento scolastico e le relazioni sociali.
In generale, se un bambino presenta 6 dei 9 sintomi di disattenzione, viene posta diagnosi di DDAI – sottotipo disattento; se presenta 6 dei 9 sintomi di iperattività-impulsività, allora viene posta diagnosi di DDAI – sottotipo iperattivo-impulsivo; infine se il soggetto presenta entrambe le problematiche, allora si pone diagnosi di DDAI – sottotipo combinato.
Terapie per contrastare il disturbo dell’attenzione
Il trattamento per l’ADHD richiede il coinvolgimento di più professionisti e la collaborazione di scuola, famiglia e del bambino stesso. In particolare, nel trattamento dell’ADHD possono essere coinvolti il neuropsichiatra infantile, il pediatra, lo psicologo dello sviluppo oltre a pedagogisti, educatori ed insegnanti.
La terapia è più che altro un percorso che può comprendere:
- terapie comportamentali
- cambiamenti dello stile di vita
- farmaci
- interventi clinico-psicologico.
Come lo stile di vita può migliorare l’ADHD
Lo stile di vita può contribuire al miglioramento dei sintomi. In particolare, è fondamentale eliminare le cattive abitudini che possono essere responsabili di un peggioramento dei sintomi. Tra le abitudini negative da eliminare troviamo:
- dormire poco
- alimentazione squilibrata ricca di zuccheri
- disorganizzazione
- vita sedentaria
- isolamento sociale
Ecco, quindi, alcuni consigli legati allo stile di vita che possono invece influire positivamente sulla malattia:
- attività fisica moderata di almeno 30 minuti al giorno
- alimentazione varia ed equilibrata, ricca di nutrienti essenziali
- praticare attività che migliorino la capacità di gestione dello stress (yoga, meditazione ecc.)
- avere routine mattutine e serali per iniziare e terminare la giornata in modo organizzato
- utilizzare strumenti di pianificazione come agende, calendari, promemoria ecc.
Cure farmacologiche per il disturbo dell’attenzione
Sono diverse le opzioni farmacologiche per gestire i sintomi dell’ADHD. In particolare si possono suddividere in due categorie:
Farmaci Psicostimolanti:
- Metilfenidato (ritalin): farmaco in grado di aumentare l’attività della dopamina e noradrenalina nel cervello. Riduce l’impulsività e l’iperattività, migliorando l’attenzione. Utilizzato anche in ambito pediatrico.
Farmaci Non psicostimolanti:
- Atomoxetina (strattera): farmaco inibitore della ricaptazione della noradrenalina. E’ utilizzato nei bambini sopra i 6 anni, nei giovani e negli adulti.
- Modafinil (provigil): farmaco in grado di aumentare l’attività della dopamina del cervello. Normalmente viene utilizzato in caso di narcolessia.
- Buprioprione (wellbutrin): antidepressivo inibitore della ricaptazione della dopamina e noradrenalina. Migliora l’attenzione e la concertazione. Particolarmente utile nei casi di ADHD associato a depressione
- Acido Valproico (Depakin), farmaco antiepilettico in grado di modulare l’attività di neurotrasmettitori nel cervello. È utilizzato nei casi di ADHD associati ad altri disturbi dell’umore.
FONTI:
https://www.serenis.it/articoli/farmaci-adhd/