ADHD o Deficit dell’Attenzione: Cause, Sintomi e Cure

20. 1. 2025 · Tempo di lettura: 8 minuti

Il disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD), il cui acronimo italiano è DDAI, è un disturbo molto complesso che si ripercuote notevolmente sulla vita dei bambini che ne sono affetti con implicazioni per la famiglia e per il bambino stesso in ambito sociale, relazionale e scolastico. 

Dott.ssa Maria Virginia Carra
Dott.ssa Maria Virginia Carra
ADHD o Deficit dell’Attenzione: Cause, Sintomi e Cure

Dando un’occhiata ai numeri, in Italia la prevalenza di ADHD si aggira intorno al 3-4% che corrisponde a un numero di bambini tra 270.000-360.000. Purtroppo non è una patologia semplice da diagnosticare poiché alcuni dei sintomi sono simili ad altre patologie o associabili a situazioni sociali e/o ambientali di disagio. Spesso le difficoltà di concentrazione o comportamentali sono percepite precocemente dai genitori o dagli stessi insegnanti ma nonostante questo vengono diagnosticate tardivamente. 

Conoscere questo disturbo è quindi importante per richiedere tempestivamente una diagnosi medica e iniziare una terapia che supporti adeguatamente i bambini e le loro famiglie.  

Prima di proseguire nella lettura dell’articolo, è importante sottolineare che l’ADHD è una condizione complessa e ricca di sfaccettature. Questo articolo offre una panoramica rapida e semplificata per facilitarne la comprensione. Per un approfondimento più completo, ti invitiamo a consultare fonti e studi specialistici. 

Cos’è l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività)?

ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder) è un acronimo che indica la Sindrome da deficit di attenzione e iperattività, un disturbo dello sviluppo neuropsichico del bambino. Le manifestazioni principali sono difficoltà di attenzione e di controllo degli impulsi, difficoltà a concentrarsi e a rispondere alle richieste dell’ambiente. In alcuni casi, può compromettere il normale sviluppo del bambino e la sua integrazione sociale. 

Sebbene L’ADHA sia una patologia infantile non riguarda solo i bambini. La stima è che una percentuale tra il 30 e il 70% dei bambini con ADHD continuerà a manifestare i sintomi della malattia anche in età adulta con ripercussioni a livello sociale e professionale. Per l’adulto la diagnosi è ancora più difficile che nel bambino e per tale ragione il numero delle persone adulte affette da ADHD è sottostimato. 

Le cause del Disturbo dell’attenzione: gli studi in corso

Le cause dell’ADHD non sono ancora del tutto conosciute, tuttavia si ipotizza che l’origine della malattia sia multifattoriale. In particolare, i fattori più probabilmente associati all’insorgenza di questo disturbo sono: 

  • componente genetica (ereditarietà) 
  • condizioni sociali 
  • caratteristiche fisiche (morfologia cerebrale) 
  • fattori traumatici 
  • eventi prenatali o perinatali (complicanze durante il parto, malattie infettive, parto prematuro ecc.) 

Anche l’esposizione a fumo e alcol durante la gravidanza non è da escludere quale fattore predisponente alla malattia. 

ADHD: i Sintomi del deficit dell’attenzione in adulti e bambini

I sintomi principali della malattia a livello pediatrico sono: 

  • disattenzione  
  • iperattività 
  • impulsività 

Per quanto riguarda l’età adulti, i principali sintomi sono: 

  • difficoltà a concentrarsi 
  • iperattività 
  • disorganizzazione 
  • impulsività 
  • distrazione 

Le principali tipologie di ADHD 

La ADHD si suddivide in tre sottotipi caratterizzati da sintomi che predominano rispetto ad altri.  

In particolare, si distingue in: 

  • Tipo con disattenzione predominante (DDAI- sottotipo disattento)  
  • Tipo con iperattività-impulsività predominanti (DDAI – sottotipo iperattivo-impulsivo) 
  • Tipo combinato (DDAI – sottotipo combinato)  

Generalmente un bambino con ADHD, che manifesta sintomi di disattenzione: 

  • si distrae facilmente, passa rapidamente da un’attività all’altra 
  • si annoia dopo pochi minuti 
  • perde spesso le cose (matite, giochi ecc.) 
  • si perde spesso nei suoi pensieri 
  • ha difficoltà a seguire le regole 

Il bambino con ADHD, iperattivo: 

  • muove spesso le mani o i piedi 
  • si agita sulla seggiola 
  • si arrampica, corre anche quando le situazioni non sono appropriate 
  • ha difficoltà a svolgere attività tranquille 
  • parla molto 

Un bambino impulsivo invece: 

  • risponde “a caso” prima ancora di ascoltare la domanda 
  • interrompe spesso le conversazioni 
  • non sa aspettare il proprio turno 
  • si comporta in modo invadente 

In quale età si manifestano i primi sintomi di ADHD?

L’ADHD è una malattia che riguarda prevalentemente i bambini. I sintomi di ADHD si rendono evidenti nei primi anni di asilo o di scuola quando i bambini manifestano difficoltà a concentrarsi, ad attenersi alle regole e ad adattarsi. In alcuni casi, i sintomi possono accentuarsi nell’età adolescenziale, tra i 13-14 anni, specialmente nelle ragazze durante i primi cambiamenti ormonali dovuti all’età.  

Come viene fatta la diagnosi di ADHD?

Diagnosticare l’ADHD non è cosa semplice poiché i sintomi possono essere simili ad altre patologie con cause diverse. La diagnosi viene effettuate da figure mediche altamente specializzate, i neuropsichiatri infantili. Lo strumento diagnostico per questa patologia si basa su DSM, il “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disordes” unitamente ad altri test volti ad esplorare i sintomi dell’ADHD. 

Gli aspetti principali che sono presi in considerazione per la diagnosi sono: 

  • l’ambiente con cui interagisce il bambino 
  • la scuola 
  • fattori sociali 

Secondo il DSM, per poter diagnosticare l’ADHD un bambino deve presentare almeno 6 sintomi per almeno 6 mesi e in almeno due contesti e prima dei 7 anni di età. Inoltre, tali manifestazioni devono essere tali da compromettere il rendimento scolastico e le relazioni sociali. 

In generale, se un bambino presenta 6 dei 9 sintomi di disattenzione, viene posta diagnosi di DDAI – sottotipo disattento; se presenta 6 dei 9 sintomi di iperattività-impulsività, allora viene posta diagnosi di DDAI – sottotipo iperattivo-impulsivo; infine se il soggetto presenta entrambe le problematiche, allora si pone diagnosi di DDAI – sottotipo combinato.  

Terapie per contrastare il disturbo dell’attenzione

Il trattamento per l’ADHD richiede il coinvolgimento di più professionisti e la collaborazione di scuola, famiglia e del bambino stesso. In particolare, nel trattamento dell’ADHD possono essere coinvolti il neuropsichiatra infantile, il pediatra, lo psicologo dello sviluppo oltre a pedagogisti, educatori ed insegnanti. 

La terapia è più che altro un percorso che può comprendere: 

  • terapie comportamentali 
  • cambiamenti dello stile di vita 
  • farmaci 
  • interventi clinico-psicologico. 

Come lo stile di vita può migliorare l’ADHD

Lo stile di vita può contribuire al miglioramento dei sintomi. In particolare, è fondamentale eliminare le cattive abitudini che possono essere responsabili di un peggioramento dei sintomi. Tra le abitudini negative da eliminare troviamo: 

  • dormire poco 
  • alimentazione squilibrata ricca di zuccheri 
  • disorganizzazione 
  • vita sedentaria 
  • isolamento sociale 

Ecco, quindi, alcuni consigli legati allo stile di vita che possono invece influire positivamente sulla malattia: 

  • attività fisica moderata di almeno 30 minuti al giorno 
  • alimentazione varia ed equilibrata, ricca di nutrienti essenziali  
  • praticare attività che migliorino la capacità di gestione dello stress (yoga, meditazione ecc.) 
  • avere routine mattutine e serali per iniziare e terminare la giornata in modo organizzato 
  • utilizzare strumenti di pianificazione come agende, calendari, promemoria ecc.  

Cure farmacologiche per il disturbo dell’attenzione 

Sono diverse le opzioni farmacologiche per gestire i sintomi dell’ADHD. In particolare si possono suddividere in due categorie: 

Farmaci Psicostimolanti: 

  • Metilfenidato (ritalin): farmaco in grado di aumentare l’attività della dopamina e noradrenalina nel cervello. Riduce l’impulsività e l’iperattività, migliorando l’attenzione. Utilizzato anche in ambito pediatrico. 

Farmaci Non psicostimolanti: 

  • Atomoxetina (strattera): farmaco inibitore della ricaptazione della noradrenalina. E’ utilizzato nei bambini sopra i 6 anni, nei giovani e negli adulti. 
  • Modafinil (provigil): farmaco in grado di aumentare l’attività della dopamina del cervello. Normalmente viene utilizzato in caso di narcolessia. 
  • Buprioprione (wellbutrin): antidepressivo inibitore della ricaptazione della dopamina e noradrenalina. Migliora l’attenzione e la concertazione. Particolarmente utile nei casi di ADHD associato a depressione 
  • Acido Valproico (Depakin), farmaco antiepilettico in grado di modulare l’attività di neurotrasmettitori nel cervello. È utilizzato nei casi di ADHD associati ad altri disturbi dell’umore. 

FONTI: 

https://www.serenis.it/articoli/farmaci-adhd/ 

https://fondazioneonda.it/ondauploads/2018/02/ADHD_alta.pdf 

https://www.epicentro.iss.it/deficit-attenzione/  

Domande frequenti

DDAI o ADHD: qual è il nome corretto?
L’ADHD è ereditario?
DSA e ADHD: quali sono le differenze tra queste patologie?

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Informazioni sull'autore
Dott.ssa Maria Virginia Carra
Dott.ssa Maria Virginia Carra
Mi laureo nel 2010 in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche all’Università degli Studi di Parma, successivamente continuo i miei studi con un Master alla Business School del Sole24Ore in Management del settore sanità, Pharma e Biomed. Dopo aver lavorato per circa 5 anni nel mondo della comunicazione e PR in ambito scientifico, prima in agenzia poi in azienda, intraprendo un nuovo percorso professionale in farmacia. Da allora, indosso il camice e continuo a coltivare la mia passione per la comunicazione, il mondo dell’healthcare e dell’integrazione alimentare.
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Mi laureo nel 2010 in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche all’Università degli Studi di Parma, successivamente continuo i miei studi con un Master alla Business School del Sole24Ore in Management del...
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